Venezia 75, nel concorso un film su 4 è prodotto dai colossi del digitale
I colossi del digitale sono sbarcati al Lido. E probabilmente sono lì per restarci. Venezia 75 conta nel concorso principale un numero mai visto di film prodotti da Netflix e Amazon Studios, le principali piattaforme di trasmissione in streaming e di produzione di serie e non solo.
Su 21 film nel concorso principale, uno su quattro è prodotto da un attore dell’economia digital. Si tratta di 5 film, di cui 3 prodotti o distribuiti da Netflix: Roma di Alfonso Cuarón, The Ballad of Buster Scruggs dei fratelli Coen e 22 July di Paul Greengrass. Nella sezione Orizzonti è poi in concorso Sulla mia pelle di Alessio Cremonini sul caso Cucchi. Fuori concorso due chicche: L’altra faccia del vento, montaggio dell’ultimo leggendario (perché incompiuto) film di Orson Welles, e They’ll Love Me When I’m Dead, documentario firmato da Morgan Neville che svela i retroscena di quella sfortunata e incredibile produzione.
Amazon Studios mette in campo due produzioni in concorso: Suspiria di Luca Guadagnino, l’atteso remake del capolavoro di Dario Argento, e Peterloo di Mike Leigh, epica ricostruzione storica del massacro di St Peter’s Field a Mancherster, episodio alle origini della lotta di classe nel Regno Unito. Curioso che a produrlo sia una compagnia più volte finita sulla graticola per le condizioni di lavoro che adotta.
Dalla Virtual Reality all’apertura ai colossi dello streaming
Questa primavera, a Cannes i rapporti non proprio idilliaci fra il direttore del festival Thierry Frémaux e Netflix avevano portato a una rottura: la ferma decisione di ammettere i film solo previo impegno a dare loro una distribuzione anche fisica nelle sale aveva spinto la piattaforma di streaming a ritirare i propri titoli.
Dello scontro francese si è decisamente avvantaggiata la Mostra del cinema di Venezia il cui direttore Alberto Barbera ha scelto una politica di apertura alle nuove forme di distribuzione digitale che bypassano la sala cinematografica. Scelta strategica, quella di Barbera, che aveva mostrato il suo fiuto per i nuovi formati già aprendo per la prima volta nel 2016 la sezione Venice VR, dedicata alla realtà virtuale.
Nel 2017 la sezione è diventata un concorso, e anche nell’edizione 2018 le sale dell’isola del Lazzaretto Vecchio vedono allestiti un VR Theater (per le visioni collettive) e una serie di postazioni singole, tutti rigorosamente attrezzati con visori 3D.
Double Lives e la digitalizzazione dell’editoria
Il tema della digital transformation, applicato questa volta al mondo dell’editoria, è anche al centro di Double Lives, la commedia di Olivier Assayas con Juliette Binoche e Guillaume Canet che racconta il microcosmo di una storica casa editrice parigina alle prese con i cambiamenti imposti dalle tecnologie sulle abitudini dei lettori-consumatori: gli e-book, i blog, i libri letti su smartphone, il rapporto diretto fra autori e pubblico e le polemiche piccanti su Twitter. Una sorta di film-saggio che, fra una battuta e una citazione colta, racconta molto del dibattito che attraversa un settore in un momento di profondo – e tutt’altro che facile – cambiamento.
Giulio Todescan