Tlc, i ricavi tornano a crescere (e la banda ultralarga cammina)
La filiera Tlc torna a crescere e sulla banda ultralarga l’Italia fa passi avanti riducendo il gap con l’Europa. A rilevarlo è il Rapporto sul settore delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2017, promosso da Asstel, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil ed elaborato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.
Per le telecomunicazioni il 2016 è il secondo anno consecutivo di crescita dei ricavi, che segnano +1% (come nel 2015) toccando i 42,6 miliardi di euro, rispetto ai 42,2 miliardi dell’anno precedente e ai 41,8 miliardi del 2014. I tempi pre-crisi sono tuttavia ancora lontani: basta tornare al 2013 – quando la crisi stessa si era già abbattuta sul settore – per trovare i ricavi a 44,1 miliardi, e nel 2008 raggiungevano 53,5 miliardi. Tuttavia l’inversione di tendenza c’è ed è confermata.
Per gli opertori Tlc i ricavi tornano in positivo
I ricavi degli operatori Tlc, che coprono il 75% del fatturato della filiera, divisi fra 38% per la telefonia mobile e 37% per la quella fissa, dopo anni di forte contrazione, per la prima volta nel 2016 fanno registrare un segno positivo, seppure attestato al +0,4%. Dal 2007 al 2016 gli operatori di telefonia hanno perso quasi 14 miliardi di euro (pari al 30% del valore iniziale).
L’incremento è dovuto alla crescita dei ricavi da rete mobile (+2%), mentre per quelli da rete fissa continua il trend negativo (-1%), seppure in attenuazione rispetto all’anno precedente (era stato infatti -2% nel 2015). La risalita dei ricavi da reti mobili appare legata essenzialmente a due fattori. Da una parte alla stabilizzazione dei prezzi dei servizi dopo il forte calo subito tra il 2011 e il 2014 (-49%); dall’altra alla crescita dei bundle, le offerte integrate contenenti anche servizi multimediali. Nelle reti fisse, invece, la forte crescita dei dati (+7%), non riesce a compensare la riduzione dei ricavi da fonia (-12%).
Banda ultralarga, il 70% delle case è connesso
Anche sul fronte della fibra qualcosa si muove, stando al rapporto. Nel 2016 gli operatori di telefonia fissa e mobile hanno investito 6,5 miliardi di euro, imprimendo un’accelerazione all’infrastrutturazione del territorio italiano con le reti a banda ultra larga che sta continuando anche nel 2017 e che sta consentendo di colmare il gap con gli altri Paesi europei. A fine giugno di quest’anno è stato, infatti, raggiunto circa il 70% delle abitazioni famigliari con banda larga fissa superiore a 30 Mbps, livello di copertura in rapido aumento (era circa il 60% a dicembre 2016) e in avvicinamento alla media europea (76% a luglio 2016, secondo i dati della Commissione Europea).
Sul fronte della rete a banda ultra larga mobile, l’Italia vanta un tasso di copertura tra i più elevati in Ue e comunque superiore alla media europea. A giugno 2017, infatti, la rete 4G risultava accessibile al 97% della popolazione italiana, secondo quanto riportato da GSMA.
«Per il secondo anno consecutivo, dopo un lungo periodo di dinamiche fortemente negative, la filiera delle Tlc ha registrato un incremento dei ricavi, seppur di misura molto contenuta, pari all’1% – ha affermato il vice presidente di Asstel Francesco Micheli –. Allo stesso tempo gli investimenti degli operatori telefonici si sono mantenuti elevati, dell’ordine del 20% dei ricavi, incidenza media superiore a quella degli operatori dei principali paesi europei. Prima che per il settore, questo è un segnale positivo per il Paese, che trova nelle Telecomunicazioni la piattaforma abilitante per fare il grande salto verso la trasformazione digitale. A questo grande sforzo di investimenti per dotare il Paese di reti Tlc di nuova generazione, deve corrispondere un altrettanto significativo impegno per incrementare la domanda di banda ultra larga fissa e mobile, in modo da portare l’Italia a livelli di utilizzo paragonabili a quelli dei principali Paesi europei. Il piano Industria 4.0 rappresenta senza dubbio un passaggio importante e di successo in questa direzione, ma va visto come apripista per ampliare il fronte del digitale al resto dell’economia e della società».
«I risultati raggiunti dal settore nel 2016, messi in evidenza dal Rapporto, vanno intesi come l’inizio di un percorso di risalita dalla crisi di fatturato degli anni scorsi – dichiarano congiuntamente il vice presidente di Asstel Francesco Micheli e i segretari generali di Slc-Cgil, Fabrizio Solari, Fistel-Cisl, Vito Vitale, Uilcom-Uil, Salvatore Ugliarolo –. La piena ripresa di un settore strategico come le Tlc va considerata una priorità per il Paese. Negli ultimi anni l’intera filiera delle Telecomunicazioni italiana è stata attraversata da una serie di importanti trasformazioni societarie e da processi aziendali di profonda ristrutturazione, che hanno interessato alcuni dei principali Gruppi del Settore e coinvolto le Parti Sociali nella ricerca di adeguate soluzioni sotto l’aspetto del lavoro e della sua organizzazione. In questi nuovi percorsi il Sistema delle Relazioni Industriali ha dato prova di essere uno strumento importante, per indirizzare i processi settoriali e aziendali mirati a migliorare la competitività e rafforzare il sistema produttivo riconfermando la validità e il ruolo del Contratto Collettivo Nazionale delle Telecomunicazioni quale strumento di regolazione generale del lavoro e del livello dei trattamenti economici minimi di garanzia, e favorendo la diffusione della contrattazione di secondo livello, quale strumento virtuoso per il miglioramento della redditività e della produttività a vantaggio dei lavoratori e delle imprese, e di modelli di welfare innovativo».