Fintech in Italia vuol dire crowdfunding, in Europa tecnologie per i pagamenti

Uno sguardo all’Italia e uno all’Europa, a partire dal cuore finanziario milanese: il fintech, la tecnologia digitale applicata alla finanza, è al centro del Rapporto Abi Lab 2018 che sarà presentato al Forum Abi Lab in programma il 27 e 28 marzo a Milano e promosso dall’Associazione delle banche italiane.

Una fotografia anticipata su L’Economia del Corriere della Sera che mostra come in Italia il settore fintech faccia rima soprattutto con crowfdundig, raccolta fondi online (71 società), a differenza che in Europa dove è l’innovazione nel settore dei pagamenti (356 realtà) a farla da padrone.

Anche se la tendenza è ad agganciare il treno europeo, come si evince dagli investimenti che il campione di 30 gruppi bancari italiani oggetto della ricerca stanno effettuando. Il 53% delle banche intervistate sta lavorando a innovazioni nel settore dei pagamenti, il 40% nell’ambito sicurezza e autenticazione, il 30% nella finanza personale, il 23% in piattaforme di investimento, il 17% nel lending, altrettanti in quello delle criptovalute, il 13% nel B2B fintech, il 10% nell’insurtech.

Guardando alle società già esistenti, invece, il crowdfunding come si è detto rappresenta la principale attività in Italia in ambito fintech: 71 società esistenti (in Europa sono 304). Segue con ampio distacco l’insurtech (16 società italiane, 262 europee). Poi i pagamenti (15 società italiane, 356 europee), i prestiti (12 italiane, 230 europee), le piattaforme per investimenti (11 italiane, 261 europee), la finanza personale (6 italiane, 155 europee).

Di criptovalute si occupano 6 società italiane (nel vecchio continente lo fanno in 127), di sicurezza e antifrode 3 italiane (81 in Europa). Fanalino di coda l’ambito delle carte prepagate, dove l’Italia non conta nessuna società attiva, mentre in tutta Europa se ne contano 16.

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