
Innovazione e sostenibilità: le Pmi familiari italiane guardano all'efficienza energetica
Innovazione sociale nelle aziende “di famiglia” al centro di una ricerca presentata a Trento. L’efficienza energetica è l’intervento più diffuso tra le imprese familiari italiane nell’ambito della sostenibilità ambientale, mentre è minore lo sforzo profuso verso la dimensione della sostenibilità sociale. Bassa, ma in forte crescita, l’attenzione verso la parità di genere. Carente, invece, è la percezione di come il mercato del credito si stia orientando sempre di più a integrare i criteri ESG (Environmental, Social and Corporate Governance) nella valutazione del merito creditizio, ovvero nella scelta di quali imprese privilegiare nel concedere linee di credito.
Sono alcune delle tendenze rilevate dalla ricerca “Imprese e Futuro. Le nuove sfide della sostenibilità socio-ambientale delle imprese familiari” curata dai professori Fabio Zona dell’Università di Trento e Alfredo De Massis dell’Università di Chieti-Pescara, in collaborazione con Confindustria Trento, ricerca di cui sono state fornite alcune anticipazioni nel corso del talk “Sostenibile, ma per chi?” promosso il 27 marzo a Trento dall’Università di Trento – Dipartimento di Economia e Management e dall’associazione FA.B.R.I. – FAmily Business Risorse per l’Italia. Si tratta di uno dei primi appuntamenti che ha messo al centro il tema dopo le recenti proposte della Commissione Europea contenuti nel Pacchetto Omnibus che, se approvate, alleggerirebbero gli obblighi di rendicontazione in ambito ESG per le aziende.
I dati della ricerca sulle imprese familiari
La ricerca ha preso in esame 87 imprese familiari italiane di piccole e medie dimensioni (sotto i 10 milioni di fatturato) che hanno risposto a un questionario, da cui emerge come la maggior parte manifestino l’intenzione a integrare la sostenibilità nei loro modelli di business, anche se meno forte è la fiducia nel riuscire a farlo.
Tra gli investimenti ambientali, le PMI familiari tendono a privilegiare quelli che migliorano l’efficienza economica, puntando principalmente all’efficienza energetica (18%), seguita da gestione dei rifiuti e riduzione del consumo d’acqua. Minore l’attenzione verso la biodiversità e la deforestazione. Nei prossimi cinque anni, le PMI familiari prevedono un aumento generale degli investimenti ambientali: l’efficienza energetica sarà ancora l’area con i maggiori incrementi, con quasi la metà delle imprese intenzionate a rafforzare gli investimenti. Sorprendentemente, questa stessa area è anche quella che vedrà i maggiori decrementi (circa il 20% delle imprese prevede di ridurre gli investimenti), probabilmente a causa di investimenti già realizzati. Al contrario, la gestione dei rifiuti e il consumo d’acqua vedranno un aumento stabile degli investimenti, mentre le problematiche ambientali più complesse (come la deforestazione e le emissioni di CO2) e ad esternalità negative continueranno a essere trascurate.
La dimensione sociale: in testa la soddisfazione clienti
Gli investimenti nella dimensione sociale risultano notevolmente meno forti e significativi rispetto a quelli ambientali. La maggior parte delle imprese non intende aumentare gli investimenti in questo ambito nei prossimi anni, con percentuali che vanno dal 65% al 80% a seconda delle aree specifiche. La soddisfazione dei clienti è l’area di investimento sociale più rilevante, con un incremento previsto delle imprese dichiaranti in forte aumento, del 32%, mentre altre aree come la partecipazione dei dipendenti e la comunità ricevono meno attenzione. Interessante l’analisi degli investimenti nell’area della promozione della parità di genere, in cui solo il 10% delle PMI dichiara di aver effettuato investimenti. Ma si tratta anche dell’area più dinamica, quella in cui le imprese rispondenti dichiarano il maggior incremento degli investimenti (subito dopo la soddisfazione dei clienti). Questo segnale di dinamismo indica che le PMI familiari stanno progressivamente riconoscendo l’importanza della parità di genere.
I commenti degli esperti
«Le spinte che portano le piccole e medie imprese familiari a investire nella sostenibilità sono principalmente due: un vettore motivazionale interno che mira a ottenere un riconoscimento da parte dei membri della famiglia, e una pressione esterna da parte dei clienti e dei concorrenti – è l’analisi del professor Fabio Zona dell’Università di Trento, estensore della ricerca insieme ad Alfredo De Massis dell’Università di Chieti-Pescara –. Non è ancora sufficientemente avvertita invece la pressione del mondo bancario. Si tratta di un segnale d’allarme, poiché il mercato del credito integrerà progressivamente i criteri ESG nella valutazione del merito creditizio, e le imprese non devono farsi trovare impreparate».
«Il tema della rendicontazione ESG è di grande attualità e lo sarà sempre di più nel futuro – aggiunge Marco Palamidessi, presidente dell’associazione FA.B.R.I. – FAmily Business Risorse per l’Italia, che ha co-promosso il talk –. Le recenti linee guida dell’Autorità bancaria europea e le nuove modifiche normative della Commissione Europea non devono spingere le imprese familiari a diminuire l’impegno verso la sostenibilità, che rappresenta ormai un fattore di vantaggio competitivo in grado di incrementare il valore delle aziende».
Per approfondire queste questioni e per sollecitare le PMI familiari sulla tematica, è stato organizzato il talk che vede coinvolti i principali attori istituzionali e alcune realtà familiari di eccellenza come Dallara Group, Gruppo Poli e Aquafil S.p.a., che hanno esposto le loro strategie nell’ambito della sostenibilità.