Innovazione, è il momento della Sicilia? La svolta parte da Catania
La Sicilia è una regione che stenta a cogliere le opportunità dell’innovazione, o almeno per ora quello che si è cercato di fare non ha avuto molto successo. Basti pensare a Mosaicoon una delle più promettenti startup dello scorso decennio, nata e cresciuta a Palermo, dove aveva una sede con circa cento dipendenti. Ugo Parodi Giusino, il suo fondatore, aveva avuto una visione corretta: i video sono il tipo di contenuto che funziona di più sui social. Forse era troppo presto. Sta di fatto che nel 2018 Mosaicoon chiude i battenti.
Gli incubatori e acceleratori universitari, dalla loro, non hanno mai avuto grande successo. E le startup che nascono nell’isola nel 90% dei casi si spostano. Insomma, pare che la Sicilia non sia terra d’innovazione. In realtà qualcosa si sta cominciando a muovere: “L’ecosistema siciliano deve essere ancora costruito e consolidato – commenta Antonio Perdichizzi, imprenditore siciliano nell’ambito dell’innovazione -. Mancano fondi e investimenti privati e anche le università non sono riuscite a proporre programmi strutturati per far nascere nuove startup e favorire il technology transfert. È necessario fare sistema con università e aziende e attirare qui talenti e grandi corporate”.
La nascita di Isola Catania
Proprio a partire da queste convinzioni Perdichizzi, già fondatore di Tree, poi acquisita dalla spagnola Opinno, ha venduto le sue quote di quest’ultima e ha lanciato un’impresa sociale volta a costituire a Catania un hub di innovazione e talento: Isola Catania. Aperto a giugno 2021 Isola Catania non è solamente un coworking, ma un’organizzazione con una lunga serie di attività per i digital nomads e che in meno di due anni ha già attirato più di duemila persone da 39 paesi diversi. “Abbiamo poi attratto aziende del nord Italia e straniere che vogliono aprire i loro centri di sviluppo al sud – aggiunge il fondatore – Oggi abbiamo 36 aziende che hanno aperto i loro developing center e che hanno una sede operativa o legale qui a Isola Catania. Noi siamo la comunità che li aiuta a trovarli, a tenerli ingaggiati e, se necessario, li forma”.
Tra le aziende presenti Digitouch, società italiana quotata in Borsa che si occupa di digital transformation, che ha cominciato con due developer e oggi ha 40 dipendenti in Sicilia. Anche Ferrovie dello Stato ha inaugurato il suo terzo Innovation Hub in Sicilia, proprio all’interno di Isola Catania.
Eventi e percorsi di accelerazione
Ogni anno, poi, Perdichizzi e il suo staff organizzano Make in South, evento di qualche giorno dedicato all’innovazione: “La mission di questo evento – racconta -, così come dell’hub Isola più in generale, è quella di mettere le basi per la creazione di un ambiente internazionale, con la convivenza, al suo interno, di persone di nazionalità e culture diverse. Lo facciamo già con i nostri meeting, all’incirca uno ogni tre mesi, durante i quali queste comunità si ritrovano”.
L’hub catanese sta inoltre per lanciare un programma di accelerazione per startup.
La gigafactory di Enel
Non bisogna infine dimenticare che anche una big company come Enel ha scelto proprio Catania come sede della sua innovativa Giga Factory. Questi i numeri del progetto: mille posti di lavoro, tra diretti e indiretti, 600 milioni di euro di investimenti in Sicilia e una capacità di produzione di pannelli solari innovativi di 3 Gigawatt l’anno, 15 volte superiore a quella attuale. Enel Green Power ha firmato con la Commissione europea un accordo di finanziamento agevolato a fondo perduto da quasi 118 milioni di euro per sviluppo della gigafactory Tango presso la fabbrica 3Sun di Catania. La nuova fabbrica da 3 GW entrerà a pieno esercizio entro luglio 2024, dopo l’avvio con i primi 400 MW di capacità a settembre 2023. Un sito produttivo certo, ma che produrrà quello che serve per l’innovazione e la sostenibilità, per un futuro migliore. Che sia la volta buona perché la Sicilia entri a tutti gli effetti tra le regioni più attrattive d’Italia non solo per le sue bellezze naturali e culturali ma anche per la sua inclinazione all’innovazione? Del resto, chi non andrebbe a vivere nella terra del sole?