G-Factor, atto secondo: un altro milione di euro per imprese e startup del settore life science

Fondazione Golinelli, attraverso il suo incubatore-acceleratore G-Factor, venerdì 14 giugno – a meno di un anno dall’avvio operativo delle attività e dopo pochi mesi dall’inaugurazione dei nuovi spazi – lancia la seconda edizione del bando internazionale per imprese e start-up innovative “Life Science Innovation 2020.” Riconfermate le risorse messe a disposizione da Fondazione Golinelli e G-Factor per gli investimenti, che complessivamente ammontano a 1 milione di euro, 720.000 Euro in denaro e 280.000 Euro in servizi.

Dopo il successo della prima Call, che ha ricevuto 124 candidature di start-up innovative, dall’Italia e dall’estero, Fondazione Golinelli rinnova il suo impegno per fornire una risposta concreta alla necessità del nostro Paese di favorire l’integrazione tra ricerca, industria e mercato, mettendo al centro i giovani, le loro idee di impresa e la ricerca scientifica e tecnologica, nell’ottica di una formazione che unisca il sapere al saper fare. Il bando è per progetti di innovazione e nuove imprese del settore delle scienze della vita e dedicato a chi pensa di avere un’idea vincente nei settori pharma e biotech, medtech, nutraceutica, bioinformatica e bioingegneria.

Saranno selezionati 8 progetti che avranno l’opportunità di intraprendere un percorso di incubazione e accelerazione presso G-Factor, l’Incubatore-Acceleratore di Fondazione Golinelli rivolto a realtà imprenditoriali emergenti, la cui missione è promuovere lo sviluppo dell’impresa nascente per creare una nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovativo, scientifico e tecnologico. «L’Opificio si propone come uno dei più importanti centri di riferimento per l’innovazione a livello europeo e la sua nuova ala, che ospita GFactor, va a completare un ecosistema integrato, unico in Italia, con tutte le fasi di una filiera complessa e interconnessa: educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, incubazione, accelerazione e private equity/venture capital, in un sistema aperto a traiettorie di sviluppo convergenti» dichiara il Presidente di Fondazione Golinelli Andrea Zanotti.

 È in questo contesto fertile che gli 8 team vincitori della Call inizieranno a lavorare fin dalle prime fasi di sviluppo con esperti e investitori che li accompagneranno nel loro percorso di crescita e di affermazione sul mercato, anche grazie alle relazioni, le reti e le contaminazioni virtuose con centri di ricerca, università, imprese e operatori finanziari. Potranno partecipare al bando newco, spin-off e startup innovative e studenti, laureati, dottorati e ricercatori, singolarmente o in team – appartenenti ad enti pubblici e privati; nel team dovrà essere presente almeno un componente under 40. Le candidature dovranno pervenire entro il 31 ottobre 2019 e la loro valutazione è affidata a una commissione composta da esponenti di rilievo nei settori dell’innovazione, della ricerca e business Bando sul sito http://www.fondazionegolinelli.it. La lista dei progetti selezionati sarà resa pubblica il 31 gennaio 2020.

In occasione del lancio della Call il 14 giugno 2019, alle ore 14.30 a Opificio Golinelli in via Paolo Nanni Costa 14 a Bologna, la Fondazione Golinelli offrirà al pubblico due interventi sul ruolo dei Business Angeles con l’inglese Bill Morrow “Good Angels & Bad Angels” e lo statunitense Steve Gedeon “Networking with Business Angel investors”, due tra i più importanti esperti in materia a livello internazionale. «G-Factor si è affacciato in maniera inedita meno di un anno fa al panorama italiano con l’obiettivo di rappresentare un modello realmente funzionale alla realtà produttiva e finanziaria del nostro Paese» afferma Antonio Danieli, direttore Generale di Fondazione Golinelli e amministratore unico di G-Factor.

«G-Factor esprime le potenzialità degli incubatori universitari e di quelli corporate aggiungendo la leva finanziaria tipica degli acceleratori e dei fondi di venture capital – spiega Danieli – unitamente a un importante intervento nella formazione e nell’accompagnamento dei team selezionati con l’ausilio di un network di mentori e di tutor di altissimo livello. Nell’occasione del lancio della seconda call abbiamo invitato due esperti investitori a livello internazionale, per un confronto con uno sguardo “terzo”. Abbiamo la consapevolezza di possibili divergenze d’opinione, in merito a ciò che all’estero pensano dell’ecosistema italiano delle startup, conclude Danieli, ma per avere stimoli sempre nuovi e per migliorarci, è necessario tenere vivo il confronto e il dialogo con le realtà internazionali più avanzate. L’innovazione e il venture capital non hanno confini territoriali».

BCI, un caso di successo

Ma come funziona G-Factor? Meglio spiegarlo con un esempio, quello di BCI, una delle startup d’élite selezionate per il primo bando.

Un ulteriore successo per il team che ha come obiettivo quello di raddoppiare la durata delle valvole cardiache di origine animale, che arriva dopo gli ottimi risultati della sperimentazione – con l’impianto delle valvole trattate con la metodologia brevettata Facta, sviluppata da BCI, in maiali comuni – che ha visto all’opera nel 2018 due team d’eccellenza, cardiochirurghi e veterinari, del Policlinico Universitario Gemelli di Roma, coordinati dal professor Massimo Massetti.

Ma l’interesse per il trattamento sviluppato dai biologi Alessandro Gandaglia e Filippo Naso,fondatori di BCI con il medico e imprenditore Ugo Stefanelli, ha varcato da tempo i confini nazionali. Come dimostra, oltre a contatti con aziende e istituti medico/universitari in vari Paesi, fra i quali USA e Cina, un finanziamento ricevuto dall’Unione Europea e la partecipazione come relatori a Euro PCR, congresso internazionale che riunisce a Parigi, dal 21 al 24 maggio, la comunità cardiovascolare medica specializzata in cardiologia interventistica a livello internazionale.

BCI è una startup biotecnologica focalizzata alla massimizzazione della biocompatibilità di sostituti valvolari cardiaci fabbricati con tessuti di origine animale migliorando le relative performance e che si prefigge di raddoppiarne la durata di funzionamento nell’uomo. «La sperimentazione ha confermato la bontà del nostro trattamento sulle valvole ed è stata il tassello che ha fatto crescere l’interesse, a livello internazionale, verso BCI – spiegano Gandaglia e Naso –. La nostra partecipazione al congresso di Parigi dimostra anche la versatilità del metodo Facta, applicabile anche alle valvole cardiache che si impiantano per via transcatetere, ovvero con un intervento molto meno invasivo, al centro della manifestazione francese. Ed essere fra le prime startup selezionate da G-Factor è ulteriore motivo di orgoglio, a conferma della bontà di quanto fatto nonché stimolo per continuare il nostro lavoro».

BCI, nel frattempo, ha raggiunto il milione di euro di finanziamenti, anche grazie al contributo del progetto EU Horizon 2020 – SME Instruments e alla partnership con la Fondazione Opificio Golinelli. Alla base del procedimento messo a punto dai ricercatori padovani c’è l’inattivazione della molecola alpha-Gal, quella che scatena le reazioni avverse nelle attuali protesi valvolari di tipo biologico. Calcificazioni che si presentano nel 50% delle valvole e portano alla sostituzione mediamente dopo 10 anni dall’impianto. Con il metodo Facta, invece, i tempi raddoppiano: con beneficio in primis per la salute dei pazienti, ma anche per il sistema sanitario pubblico, se si pensa che la spesa complessiva annuale per la gestione di pazienti con protesi valvolari cardiache è di circa 14 miliardi di dollari.

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