Ecco iNEST, l’Ecosistema dell’Innovazione che nasce a NordEst ma guarda al Paese
Per coglierne il senso più profondo, vale la pena di sciogliere l’acronimo: il nome del consorzio iNEST, infatti, sta per Interconnected NordEst Innovation Ecosystem. Gli elementi ci sono già tutti: l’Ecosistema dell’Innovazione, che nasce a NordEst ma (come vedremo nell’articolo dedicato ai bandi) è pronto a mettere in connessione aziende di dimensione e tipologie differenti di tutto il Paese.
Costituito nel settembre del 2022, è uno degli 11 ecosistemi innovativi finanziati con i fondi del PNRR. Così come sono 11 i soci fondatori: ovvero la rete accademica che puntella il Triveneto: capofila è l’Università di Padova, ci sono poi gli atenei di: Verona, Venezia (Ca’ Foscari e IUAV), Trento, Bolzano, Trieste, (sia l’ateneo che la SISSA, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) Udine, oltre a due enti prestigiosi quali il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale.
La rete nasce con l’obiettivo di promuovere e rafforzare la collaborazione fra il mondo della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni del territorio. In altre parole, mettere a fattor comune quel capitale di trasferimento tecnologico che la ricerca accademica può far nascere, accelerando la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese. Il tutto in un’ottica di grande attenzione per la sostenibilità, intesa nelle sue tre grandi accezioni: economica, ambientale e di impatto sociale sul territorio.
«iNEST lavora attraverso un’interazione continua per stimolare la creazione e la promozione dell’innovazione e della sostenibilità» spiega Franco Bonollo, docente dell’Università di Padova e presidente del Consorzio iNEST, «il Consorzio nasce a NordEst, nelle regioni di Friuli-Venezia Giulia e Veneto e nelle due province autonome di Trento e Bolzano: è l’unico ecosistema di innovazione che si estende su tre Regioni diverse. Stiamo parlando di un’area caratterizzata da un forte radicamento territoriale, che spinge alla cooperazione. È un’area chiave per l’economia italiana e strategica per la presenza di un’ampia varietà di vocazioni industriali, dall’industria al turismo ai beni culturali, nonché un elevato numero di interconnessioni rappresentate dalle Smart Specialization Strategies».
OLTRE 500 PERSONE COINVOLTE
L’ecosistema iNEST si occupa di 9 grandi aree tematiche che cercano di rappresentare tutte le caratteristiche del Triveneto, definiti spokes, con un totale di 36 temi di ricerca.
«Abbiamo oltre 500 persone che lavorano su questo progetto – continua Bonollo – tra docenti universitari e ricercatori. In più, per coordinare meglio la ricerca e l’imprenditoria, abbiamo previsto quattro attività trasversali, che sono formazione, collaborazione tra Università e imprese con i Lab Villages, iniziative rivolte alla cittadinanza e supporto allo sviluppo e generazione di startup e spin-off».
Per ogni spoke, o area tematica, sono aperti in totale 17 “bandi a cascata” specifici, e ogni bando ha la sua identificazione tematica prioritaria, sempre con un occhio attento alla digitalizzazione e alla sostenibilità. I progetti avranno una durata di 15 mesi: inizieranno nei primi mesi del 2024 e dovranno terminare entro il 2025.
«Il 40% del patrimonio di iNest è dedicato al finanziamento di progetti di ricerca coerenti con le nostre aree tematiche attraverso l’apertura appunto di bandi a cascata – ricorda il presidente – Gli ecosistemi finanziati dal PNRR investono una quota dell’agevolazione ricevuta dall’Unione Europea per promuovere, tramite i bandi, progetti di ricerca e innovazione, ampliando il raggio d’azione dei finanziamenti pubblici e moltiplicando gli investimenti».
Ma quanto valgono questi bandi a cascata? «iNEST mette a disposizione per i bandi a cascata un totale di 43 milioni di euro – spiega Bonollo –. Per i bandi che scadono a fine ottobre, il finanziamento è di 27 milioni di euro, con una quota prevalente destinata al territorio del NordEst e una quota destinata al Mezzogiorno. All’inizio del 2024 ci sarà un’altra tornata di bandi. Tra i vari ecosistemi, iNEST è quello che ha destinato più fondi ai progetti di ricerca che coinvolgono direttamente le imprese».
A CIASCUNO IL SUO (SPOKE)
La Libera Università di Bolzano guida le attività dello primo Spoke, che svilupperà le attività di ricerca e di trasferimento di tecnologia nell’area interdisciplinare degli ecosistemi montani. Il principale obiettivo è favorire lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e stili di vita capaci di consolidare o sostenere le tradizioni locali che garantiscono la sopravvivenza e la vitalità demografica dei contesti montani da qualsiasi punto di vista. L’Università degli Studi di Trento coordina lo Spoke 2 sui temi di salute, alimentazione e stile di vita affrontando le sfide delle Specializzazioni Smart del Trentino e di tutto il territorio del Triveneto attraverso un’azione integrata.
L’Università degli Studi di Udine fa da capofila per il terzo Spoke, finalizzato alla transizione green e digitale del settore industriale manifatturiero con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e sostenere le condizioni che ne consentano il dispiegamento all’interno delle imprese, per aumentare la competitività di intere regioni.
Lo Spoke 4, guidato dall’Università IUAV di Venezia, è dedicato alle strategie progettuali sostenibili intese come cura e manutenzione dell’ambiente costruito in tutte le scale e in tutte le sue sfaccettature.
L’obiettivo condiviso dello Spoke 5, con leader l’Università degli Studi di Padova, è lo sviluppo di sistemi e ambienti di vita e di lavoro innovativi, intelligenti, sostenibili e guidati dal digitale, all’interno di un quadro di progettazione centrato sull’uomo. L’obiettivo principale sarà la produzione intelligente e altri ambienti di lavoro industriali innovativi.
Il sesto Spoke ha come focus l’industria creativa, il turismo e la cultura, e vede capofila l’Università Ca’Foscari di Venezia ed ha come obiettivo la convergenza di management, economia, scienza, arti e discipline umanistiche per la creazione di un ecosistema turistico in cui la cultura operi come motore chiave di innovazione strategica. Lo Spoke 7, invece, svilupperà attività di ricerca e trasferimento tecnologico nel settore dell’“agroalimentare intelligente”, sotto la direzione dell’Università degli Studi di Verona concentrandosi sulla gestione aziendale, produzione, economia circolare, logistica e supply chain. L’Università di Trieste guida le attività dello Spoke 8 e svilupperà le attività di ricerca e trasferimento tecnologico nel settore delle tecnologie marittime, marine e delle acque interne con lo sviluppo di un Oceano Digitale. Lo Spoke 9, con leader la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, sarà focalizzato su metodi, modelli e computing technologies for digital twin.
Ad ogni Spoke partecipano, grazie ad affinità tematiche e scientifiche, anche Dipartimenti delle altre Università del NordEst.
A completare la rete ci sono 11 enti e fondazioni affiliate: l’Autorità di Sistema Portuale Adriatico Orientale, CORILA – Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia, CRESME Ricerche, EURAC Research, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Ca’ Foscari, Fondazione Edmund Mach, Fondazione Hub Innovazione Trentino, Friuli Innovazione, Polo Tecnologico Alto Adriatico Andrea Galvani e T2i-trasferimento tecnologico e innovazione.
Una squadra ben oliata e multidisciplinare, quella che forma l’Ecosistema dell’Innovazione del NordEst.