Banche, con la digitalizzazione meno lavoro ma più competenze e più donne

Sempre meno sportelli, sempre meno lavoratori. Ma anche più qualificati per poter gestire il processo di digitalizzazione irreversibile che investe il mondo del credito, e che offre servizi a portata di clic per il cliente. È la fotografia di un mondo in trasformazione quella scattata dal Rapporto Abi 2018 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria.

Non ci sono solo le difficoltà della congiuntura macroeconomica e le pressioni della regolamentazione e della vigilanza europea a soffiare sul collo degli istituti di credito. «Il settore bancario, particolarmente interessato dall’impatto delle nuove tecnologie, è all’avanguardia nella trasformazione digitale dei servizi e dei processi – si legge nella sintesi del rapporto diffusa dall’associazione delle banche italiane – con effetti sia nel rapporto con i clienti, sia nella gestione delle risorse umane: trasformazione digitale che comunque rappresenta un’opportunità di crescita e di ulteriore valorizzazione delle persone».

I numeri: il settore ha registrato nel 2017 una contrazione degli organici intorno al 3,5%, nella quasi totalità dei casi con una gestione delle uscite su base volontaria, come da tradizione del settore, grazie al Fondo di solidarietà. Guardando i numeri assoluti, l’emorragia di personale si rivela un flusso importante: in cinque anni, dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2017, si sono persi 25.700 posti di lavoro. I bancari erano 323.400 e ora sono 297.700, al di sotto della soglia psicologica dei 300 mila dipendenti delle 359 imprese associate all’Abi.

Dall’altro lato il Rapporto evidenzia una «qualità professionale in costante crescita (con il 38,9% di laureati) e il continuo aumento del personale femminile che rappresenta ormai quasi la metà dei dipendenti di settore (45,9%)».

In questo contesto si apre la partita del rinnovo del contratto, in scadenza il 31 dicembre 2018. Il segretario del sindacato Fabi, Lando Maria Sileoni, ritiene conclusa la stagione dei tagli al personale e chiede un «adeguamento economico ai lavoratori». Per Salvatore Poloni, presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro Abi (Casl), e Giovanni Sabatini, direttore generale dell’associazione, «il Rapporto non è teso a precostituire elementi di rigidità volti a orientare o condizionare il futuro percorso di confronto sindacale che deve necessariamente svolgersi nel tavolo preposto e nel consueto clima di confronto che caratterizza le relazioni sindacali nel settore».

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