L’AI per valutare il progresso digitale globale: il contributo italiano alla survey dell’Onu
Un team di ricercatori italiani ha contribuito alla E-Government Survey 2024 delle Nazioni Unite, analizzando i progressi globali della trasformazione digitale. Il gruppo, composto da studiosi del Dipartimento Interateneo di Fisica dell’Università di Bari e del Politecnico di Bari, è stato guidato dal professor Roberto Bellotti e comprende Nicola Amoroso, Loredana Bellantuono, Mario Caruso e Andrea Lo Sasso.
La survey non si limita a fornire una classifica globale, ma mette in relazione i risultati dei Paesi membri con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030. Il contributo italiano si è incentrato sull’elaborazione di una metodologia innovativa basata sull’intelligenza artificiale, che ha migliorato la valutazione del progresso digitale nei 193 Stati Membri. Questo approccio ha permesso di ottenere una classificazione più equa e precisa delle traiettorie di crescita dei singoli Paesi, offrendo una visione più chiara del loro avanzamento digitale. L’elemento centrale dell’analisi è l’Indice di Sviluppo dell’E-Government (EGDI), utilizzato per misurare il livello di sviluppo dell’e-government in ciascun Paese.
Dalla survey emerge che Danimarca, Estonia e Singapore guidano la classifica della trasformazione digitale. L’Italia, invece, occupa la 51esima posizione a livello globale e si colloca al 28esimo posto tra i Paesi europei.
Vincenzo Aquaro, direttore del Dipartimento socio-economico dell’ONU, sottolinea che per l’Italia «è di fondamentale importanza utilizzare al meglio i fondi per la digitalizzazione messi a disposizione dal PNRR. Le eccellenze in Italia non mancano e facendo sistema, tra istituzioni pubbliche, mondo della ricerca e industria l’Italia potrebbe presentare interessanti sorprese nel 2026 con il prossimo ranking».
Tuttavia, il rapporto ONU ha evidenziato alcune eccellenze italiane, come lo Space Economy Evolution Laboratory (SEE Lab) della Bocconi, impegnato a sfruttare l’economia spaziale alla luce del fatto che le tecnologie spaziali impattano su oltre il 50 per cento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e promuovono il progresso socio-economico globale e la stabilità geopolitica.
Nella foto: il direttore del Dipartimento di Fisica di Bari, Roberto Bellotti