Adyen, l'anti PayPal che guida l'onda delle nuove startup europee

Soffia un vento nuovo nel mondo delle startup europee? Lo scrive il Wall Street Journal e viene voglia di credergli, considerando che spesso, per leggere i fenomeni mentre accadono, è meglio osservarli da una certa distanza. E gli inviati del quotidiano economico Usa Daniel Michaels (ad Amsterdam) e Sam Schechner (a Parigi) nel loro recente reportage scrivono di un trend «differente dal passato entusiasmo per la scena tecnologica europea, che ha avuto la sua quota di false partenze nel corso degli ultimi due decenni. Il numero e la varietà di startup si sono gonfiati rapidamente negli ultimi anni, e ora esse attraggono un un crescente numero di venture capital».

Pieter van der Does

Pieter van der Does

Il Wall Street Journal snocciola i numeri della nuova onda innovativa che rianima il vecchio continente: «Nella prima metà del 2018, le startup sostenute da investimenti europei hanno attratto 8,7 miliardi di dollari in equity, il 13% in più dello stesso periodo dell’anno precedente, e il 44% in più di cinque anni fa, secondo Dow Jones VentureSource. Questo dato, messo a confronto con il 34 miliardi investiti negli Usa nello stesso periodo, mostra quando largo rimanga ancora il gap fra Europa e Silicon Valley».

Il caso Adyen, Ipo di successo

Di strada da fare ce n’è ancora tanta ma iniziano a spuntare belle storie che tracciano la via. A far parlare ultimamente è il caso Adyen, la startup olandese dei pagamenti definita «l’anti PayPal», che ha lanciato in giugno un’Ipo di grande successo: ora le sue azioni valgono il 156% in più. È arrivata a essere quotata più di Deutsche Bank, toccando i 21,7 miliardi di euro di valutazione contro i 20 dell’istituto tedesco, per poi attestarsi a 19.

Fra i suoi clienti Adyen, fondata dall’ex manager della finanza Pieter van der Does, ha «colossi come Uber, Netflix, Spotify, easyJet, Booking.com, eBay, quest’ultima «sfilata» alla rivale PayPal nei mesi scorsi (il passaggio sarà effettivo nel 2020) – scrive Francesca Gambarini su L’Economia del Corriere della Sera –. Tutti insieme, nel 2017 le hanno garantito ricavi per 727 milioni di euro, in aumento, nei primi sei mesi del 2018, del 67%. I finanziamenti raccolti finora toccano i 266 milioni di euro; tra i suoi investitori ha fondi come Iconiq Capital — già noto nella Silicon Valley, fondato dall’ex broker di Goldman Sachs Divesh Makan, sostenuto da Mark Zuckerberg — e Index Ventures, spe- cializzato in fintech, insieme a Temasek Holdings, che ha base a Singapore».

Funding Circle e le grandi capitali innovative

Il Wall Street Journal cita poi Funding Circle Holdings Ltd., startup londinese specializzata in prestiti alle Pmi, che starebbe pianificando il lancio di un’Ipo che potrebbe farla volare fino a una quotazione di 2,4 miliardi di dollari.

Londra, Berlino, Parigi, ma anche la Finlandia e la Svezia, custodiscono hub d’innovazione sempre più grandi e vivaci nelle loro capitali. L’Italia mantiene un forte gap da queste realtà più dinamiche, soprattutto per le cifre investite. Ma un tessuto vivace di imprese innovative è un punto di forza del Belpaese, al terzo posto in Europa per numero di startup alle spalle di Inghilterra e Germania.

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