Incubatori e acceleratori, l'ecosistema cresce: sono 262 e occupano quasi 2mila dipendenti

Cresce il numero di incubatori in Italia: secondo l’edizione 2024 del report del Social Innovation Monitor (SIM) gli acceleratori e gli incubatori nel nostro Paese sono 262 e occupano un totale di 1.950 dipendenti. Nel 2023 hanno incubato 2.850 startup e fatturato oltre 500 milioni di euro.

La maggior parte di essi opera nel Nord-Ovest della nostra penisola, con prevalenza in Lombardia, dove ne sono presenti 61. Nel resto del Paese si distinguono per il loro impegno Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Toscana, rispettivamente con 32, 25, 21 e 19 incubatori. La precedente rilevazione, pubblicata nel febbraio 2023, aveva censito 237 incubatori e acceleratori. Nel corso del 2022 sono stati creati 11 nuovi incubatori. ma alcuni nati negli anni precedenti hanno cessato le loro attività.

Il report è stato realizzato dal team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM), che ha la sua base operativa al DIGEP (Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione) del Politecnico di Torino ed è coordinato dal professore Paolo Landoni del Politecnico di Torino,  grazie alla collaborazione del main partner InnovUp e con il supporto di Fondazione Giacomo Brodolini, Neolithic Evolution, Black Pear e Social Innovation Teams (SIT).

“Gli incubatori e acceleratori sono un importante elemento del sistema imprenditoriale. Nonostante la nascita di nuovi soggetti con attività e specializzazioni in parte sovrapposte, incubatori e acceleratori mantengono le loro specificità e evolvono per diventare un attore sempre più completo e utile, anche per le imprese già attive sul mercato con i programmi di Open Innovation” evidenzia Paolo Landoni, Direttore della ricerca.

Come evidenziato dal Vice Direttore della ricerca, Davide Moro, “il valore aggiunto apportato da incubatori e acceleratori nel nostro ecosistema non si limita al supporto alla nascita di nuove organizzazioni. L’86% degli incubatori e acceleratori hanno infatti dichiarato di svolgere anche attività non direttamente riconducibili alle attività di incubazione e accelerazione. Tra le attività più frequenti troviamo partecipazione a progetti e bandi, gestione e promozione di eventi, attività a titolo oneroso di scouting e open innovation per aziende corporate e/o altri soggetti, servizi di coworking.”

Rispetto alla situazione pandemica, vi è stato un progressivo rientro negli spazi fisici. Nel corso del 2022, è infatti quasi triplicato il valore medio dei metri quadri messi a disposizione per le attività di incubazione (oltre 8000 metri quadri). Sempre rispetto allo scorso anno sono aumentati inoltre i finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate, raggiungendo un valore medio di oltre 3 milioni di euro per le startup supportate da ogni incubatore (da 1,97 milioni di euro nel 2021), a dimostrazione che, rispetto ad una contrazione generale degli investimenti, quelli nelle fasi pre-seed e seed – tipicamente le fasi in cui si trovano le startup supportate da questi attori – si sono mantenuti stabili nel numero e sono aumentati nell’ammontare medio.

Per quanto riguarda i principali servizi offerti dagli incubatori, il primo risulta essere il “supporto allo sviluppo di relazioni”, seguito dall’“accompagnamento manageriale” e dal “supporto alla ricerca di finanziamenti”. Altri servizi rilevanti sono l’accesso a spazi fisici e la formazione imprenditoriale e manageriale.

Dalle analisi del report risulta che oltre il 60% degli incubatori supporta organizzazioni a significativo impatto sociale o ambientale. Inoltre, più della metà degli incubatori utilizza metodologie specifiche al fine di misurare il proprio impatto sociale o ambientale come organizzazione. Tra le metodologie adottate possiamo trovare, per esempio, il BIA (Benefit Impact Assesment), la relazione di impatto basata sulla teoria del cambiamento, il Global Sustainability Model by Oxford Economics e l’utilizzo di indici come lo SROI.

I settori più rappresentati, per le organizzazioni incubate a significativo impatto sociale o ambientale, sono quelli relativi alla salute e benessere (incluso sport) e sviluppo della comunità.

Infine, un focus è stato dedicato all’inclusività dell’ecosistema e alla parità di genere. Purtroppo, come evidenziato dai risultati, siamo ancora lontani dalla parità di genere dell’ecosistema. Nel 2022, solamente il 35% dei dipendenti dell’ecosistema degli incubatori e acceleratori italiani era di sesso femminile.

L’attenzione all’ecosistema degli incubatori arriva anche dal governo e dalle istituzioni. Alberto Castronovo, Head of the Internationalisation Unit – Cabinet of the Ministry of Enterprises and Made in Italy, durante la presentazione del report al Politecnico di Torino ha parlato delle novità legislative in arrivo e ha dichiarato che il lavoro “è a buon punto per quanto riguarda la revisione dello Startup Act 2.0. C’è bisogno di migliorare una legge che è datata 2012 e che quindi, a detta di un pò di tutti gli attori dell’ecosistema, ha bisogno di essere rivista. Lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo con un tavolo di lavoro che vede coinvolti tutti i principali attori dell’ecosistema imprenditoriale”. Ha poi illustrato le principali novità in arrivo: dall’aggiornamento di definizioni e requisiti, all’introduzione di nuovi incentivi, alla costituzione dell’Agenzia per le startup.

Durante la discussione della tavola rotonda è intervenuta Noa Segre, Head of Value Creation di Digital Magics che ha approfondito uno degli eventi dell’anno del mondo incubatori/acceleratori, la fusione tra LVenture Group e Digital Magics. Segre ha affermato che, “con la fusione, operativa dal prossimo primo aprile, tra noi e LVenture Group diamo vita a ZEST: il player Made in Italy che guarda all’internazionalità nel campo degli investimenti early-stage e seed, dell’accelerazione di startup dell’open innovation e del Corporate Venturing”.

All’evento di presentazione del report ha partecipato anche Stefano Soliano, Vice Presidente di InnovUp, l’associazione no profit e super partes che rappresenta e unisce la filiera dell’innovazione italiana, e main partner del Report sugli Incubatori e Acceleratori in Italia.

“I risultati della ricerca ci restituiscono la realtà di una filiera dell’innovazione in salute, che crea posti di lavoro, produce valore aggiunto e attrae finanziamenti, ma che è caratterizzata  ancora da un grande potenziale inespresso. Per creare un meccanismo di crescita virtuoso per le startup e i centri di innovazione coinvolti oggi, una revisione del contesto normativo attuale è più che mai necessaria, sia per quanto riguarda le definizioni e le agevolazioni previste per i soggetti che già vi partecipano, sia per tutti coloro che vorrebbero farne parte. Per questo è fondamentale il lavoro che stiamo svolgendo con il MIMIT per la realizzazione di uno Startup Act 2.0 nel quale abbiamo proposto un paragrafo proprio dedicato all’aggiornamento della tassonomia degli “incubatori certificati” – al fine di ricomprendere anche acceleratori e startup studio tra gli “operatori certificati” della filiera – e al ribilanciamento tra gli oneri della certificazione e i vantaggi connessi alla stessa” dichiara Stefano Soliano, Vice Presidente di InnovUp.

Nella foto, il professore Paolo Landoni del Politecnico di Torino

Ti potrebbe interessare