La digitalizzazione delle imprese porta a nuove accortezze anche nella gestione dell’energia

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I dati contenuti all’interno del report DESI 2022 della Commissione Europea, avente ad oggetto la digitalizzazione di cittadini e imprese nei vari Stati dell’Unione Europea vede l’Italia al 18esimo posto con un punteggio di 49,3 (la media europea è invece di 52,3). C’è quindi ancora tanta strada da fare per un paese che è tra i primi al mondo quanto ad industrializzazione, ma che langue a due terzi della classifica europea e stenta a risalire i gradini necessari per rendersi competitiva in uno scenario internazionale sempre più dinamico e delocalizzato.

Facciamo bene all’estero, insomma, rendendoci famosi per le invenzioni e lo spirito innovativo, ma arranchiamo ancora in patria, dove il nuovo stenta ad avanzare nelle case, negli uffici e nelle scuole.

Cos’è cambiato dopo la pandemia: smart working e più computer

Il Rapporto dell’ISTAT è un importante indicatore per comprendere l’andamento socio-economico dell’Italia. Più del 50% dei cittadini italiani non ha competenze digitali di base, cioè non è in grado di utilizzare agevolmente computer, touchpad, smartphone, social network o altro, mentre in azienda va meglio, con il 60,3% delle piccole e medie imprese italiane che ha raggiunto almeno un livello base di competenza digitale (nel contesto aziendale si parla anche di intensità digitale – DII). Male anche le banche, che sono in ritardo nella digitalizzazione e si  affidano in modo sempre crescente alla soluzioni pensate da startup fintech, con il vantaggio di poter accedere agevolmente a soluzioni avanzate ma con lo svantaggio di una difficoltà di integrazione all’interno di un contesto ancora fortemente tradizionale.

Tuttavia il Covid ha giocato un ruolo fondamentale in questo senso, e la fotografia dopo la pandemia di covid-19 è quella di una corsa alla digitalizzazione che si è resa necessaria prima di tutto per ragioni esogene, come il fatto di dover lavorare da casa o poter permettere ai propri figli di seguire le lezioni a distanza con la celeberrima DAD, che ha dato non pochi grattacapi a molti genitori.

Quali nuove soluzioni tecnologiche adottano gli italiani

Durante la pandemia, la possibilità e talvolta la necessità di lavorare in smart working per lunghi periodi hanno costretto gli italiani a un upgrade tecnologico.

Un computer con un’adeguata potenza di calcolo per poter fare riunioni in streaming e organizzare gruppi di lavoro remoti, auricolari comodi e performanti e una webcam sono stati sicuramente in cima alla lista degli acquisti degli italiani.

I più previdenti però si sono resi conto anche della necessità di aumentare il livello di sicurezza acquistando un gruppo di continuità per pc che permettesse di salvare il proprio lavoro in caso di uno sbalzo di tensione o di un black-out. I consumi di corrente nelle utenze domestiche infatti sono aumentati notevolmente e anche un prodotto come il gruppo di continuità, che normalmente veniva acquistato quasi sempre per gli uffici, è stato rivalutato come alleato fondamentale per il lavoratore da remoto.

Chi gestisce un’attività in proprio ha poi dovuto reinventarsi esperto di marketing digitale perché, dall’oggi al domani, e-commerce, social network e gruppi online sono diventati fondamentali per le aziende, essendo per lungo tempo l’unico punto di contatto col cliente. Questo ha spinto molte imprese a curare la visibilità oltre a migliorare la presenza digitale, magari iniziando a scrivere newsletter, creando corsi e facendo consulenze a distanza oltre ovviamente a migliorare la vendita online dei propri prodotti.

Sono aumentate quindi le iscrizioni ai software gestionali per la comunicazione digitale, per la creazione di siti attraverso l’uso di costruttori e in media è aumentata notevolmente la spesa delle aziende per la pubblicità online.

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