Le tre lezioni di Candy Crush: Riccardo Zacconi dopo l'addio a The King
«Dopo 17 anni lascio il Re. Alcune persone mi hanno chiesto com’è stato il viaggio per creare Candy Crush». Riccardo Zacconi, 52 anni, ha pubblicato un lungo post su Facebook in cui ha annunciato l’addio alla società The King, fondata nel 2003 a Londra dopo aver venduto per 764 milioni di dollari un’altra società, Spray. La sua storia imprenditoriale è legata soprattutto al successo globale di Candy Crush, il videogioco che, dal 2012, ha incollato milioni di persone allo smartphone alle prese con caramelle da combinare per colore con l’obiettivo di accumulare più punti possibili. Col tempo l’idea di Zacconi di investire nel gaming si è rivelata vincente: il settore oggi è tra i più affollati e, nel 2018, ha macinato 137,9 miliardi di dollari in tutto il mondo, superiori a quelli di cinema (42) e musica (36) messi insieme. In questa arena anche l’Italia sta giocando il suo ruolo.
Nel 2015 Riccardo Zacconi ha fatto parlare di sè per una exit monstre da 5,9 miliardi di dollari, vendendo a uno dei colossi del mondo dell’editoria videoludica come Activision la startup che aveva sviluppato Candy Crush, uno dei social game più diffusi e virali degli ultimi anni. «A parte YouTube o Facebook non esiste una rete mondiale che abbia un numero più grande di utenti», erano state le parole di Bobby Kotick, CEO di Activision, che prendeva in mano un gallina dalle uova d’oro.
Riccardo Zacconi: «Le mie regole»
Nel 2013, ancor prima dell’exit, il quotidiano The Guardian ha inserito Zacconi tra le cento personalità giudicate più potenti e influenti nel mondo dei media a livello globale. Al 56esimo posto, l’imprenditore romano è stato definito dal giornale britannico «l’uomo copertina dell’intero settore gaming in tutta Europa». Ora che si è chiusa anche la parentesi con The King, ecco le tre regole che ha voluto condividere su Facebook. Al primo posto c’è la gestione del personale, dei dipendenti e dei collaboratori. «Assumi persone migliori di te – ha scritto – non aver paura di assumere persone migliori di te. Non perderai il lavoro se lo fai, lo terrai perché l’azienda crescerà per questo. Ma potrai mantenere il popolo e scatenare il loro potenziale solo se gli dai fiducia e responsabilità e dagli autonomia per decidere e fare ciò che è giusto e sbagliare e non fare micromanage».
La seconda regola di Zacconi riguarda la trasparenza e la correttezza, da mostrare soprattutto nei momenti difficili. «Tratta gli altri come vuoi essere trattato – il suo consiglio – questa regola riassume la maggior parte delle regole in qualsiasi manuale (anche io, razzismo, bullismo ecc). Questo non significa che non si possa licenziare nessuno: ho dovuto licenziare le persone quando i tempi erano cattivi, quando dovevamo uscire da imprese e geografie che non si adattavano più alla strategia, né quando le persone non si svolgevano come richiesto per il ruolo. Ma quando ho avuto queste difficili discussioni ho sempre provato a pensare a come avrei voluto essere trattato se fossi l’altra persona».
Infine, la terza regola. Quella che suggerisce di non sedersi mai sugli allori anche quando si ha in mano il business migliore del mondo. «Non fermare mai l’implacabile ricerca per fornire la migliore esperienza di prodotto ai tuoi clienti: sono quelli che decidono ogni giorno se utilizzare i tuoi prodotti e pagarli. Se hai successo verrai copiato dalla tua competizione (e a volte i tuoi concorrenti sono molto più grandi di te): ciò che è buono oggi potrebbe non essere abbastanza buono domani. In Candy Crush lo abbiamo fatto puntando a sorprendere i nostri giocatori ogni giorno».
E ora? Riccardo Zacconi ha appena inaugurato 42 Roma Luiss, la nuova scuola di coding definita «una “piscina digitale” dove imparare a nuotare scrivendo i codici del futuro».