Server in tilt e privacy violata: la mancata previdenza dell'Inps
Forse varrà la pena chiamarlo, almeno per qualche ora ancora, Ins. Perché quella Previdenza che compone parte dell’acronimo dell’ente che regola il sistema pensionistico italiano sembra essere svanita. Fra un sovraccarico di server e falle nella privacy: oggettivamente un disastro, un primo aprile di passione per l’Inps, che oggi cominciava a raccogliere le domande per il contributo di 600 euro destinato ai nuclei familiari provati dall’emergenza Coronavirus. E se previdenza vuol significa «abitudine di prendere in considerazione, prudentemente e tempestivamente, le necessità del futuro», forse qualcosa è mancato.
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Ovviamente è arrivato un boom di domande: 100 al secondo per le prime sette ore, e si stava parlando della notte, dall’una alle otto e mezzo del mattino, così ha affermato il presidente Pasquale Tridico. Con un invito a «non affrettarsi» che, vista la situazione generale, pareva venire non dalla sede di via Ciro il Grande a Roma, ma da Marte. I server non hanno retto, creando così rallentamenti, cadute del sito, proteste. Fin qua la previdenza mancata poteva, però, essere imputata non solo all’Inps, ma distribuita anche a chi non ha pensato di scaglionare, in qualche modo, le domande. Ma se errare è umano, si dice, perseverare è diabolico: la falla sulla gestione dei dati sensibili, con migliaia di richieste che rimandavano al profilo di tale Luciano V., eroe (spera lui) per un giorno, non è di fatto spiegabile. Una violazione della privacy che rischia di avere ricadute legali, si vedrà. Il problema è la ricaduta immediata, meno evitabile: la figura barbina – per usare un termine desueto caro ai vecchi cronisti – dell’intero sistema Paese. Innova per l’Italia si chiama la call lanciata dal ministro per l’Innovazione Paola Pisano. Un’innovazione che pare andare avanti al passo del gambero: adelante, ma con molto molto juicio.