Startup Emergency Act: cosa serve per la crisi in arrivo

Come tutti i settori investiti dalla crisi dovuta al coronavirus, anche l’ecosistema startup in Italia e all’estero sta subendo grossi perdite a causa della pandemia e dei lockdown in corso in molti Stati. Sono già attive molte iniziative che puntano a salvare i protagonisti dell’innovazione tra Stati Uniti, Francia, Germania, Olanda e altri paesi europei. Anche per l’Italia è arrivato il momento di proporre uno Startup Emergency Act che protegga l’ecosistema delle aziende che più di tutte rischiano di scomparire, travolte da una crisi economica già annunciata come simile, se non peggiore a quella del 2008.

Il VC Hub Italia ha già proposto una serie di misure da rivolgere al Parlamento per mettere in piedi un vero e proprio Startup Emergency Act. «Riteniamo che – si legge sul sito ufficiale – in assenza di misure rapide e tempestive si verificherà una percentuale di default molto rilevante con ingenti perdite di capitali, posti di lavoro e know-how accumulato in diversi anni». Le ipotesi in campo presentano un secondo trimestre del 2020 fermo con una timida e possibile ripresa soltanto nel quarto trimestre.

Tra i consigli che VC Hub dà all’ecosistema startup c’è quello di ridurre i costi per prolungare l’attività. Il futuro prossimo sarà difficile anche per il capitolo raccolta fondi e valutazioni sul mercato. In queste settimane istituzioni come la Commissione Europea si sono rivolte al mondo dell’innovazione per call in grado di attrarre i migliori talenti contro l’emergenza in corso. Bruxelles ha lanciato un bando da 164 milioni di euro. Al tempo stesso la crisi in arrivo non troverà tutti gli attori in grado di reagire all’impatto: la fase che ci attende potrebbe essere tra le più critiche di sempre con redditi in calo, consumi che crollano e produzione a picco. Tutto questo non potrà che interessare anche il mondo delle startup, un’ecosistema che in Italia si sta facendo largo nonostante le difficoltà.

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