Legge sui rider, Foodora minaccia di lasciare l'Italia
Foodora dalle colonne del Corriere della Sera minaccia di lasciare l’Italia se sarà approvato il cosiddetto “decreto dignità” annunciato dal ministro del lavoro Luigi Di Maio. Una norma a cui il successore di Giuliano Poletti ha iniziato a lavorare subito dopo il suo insediamento, scegliendo come primo atto pubblico di incontrare proprio i “rider”, i fattorini assurti a simbolo di una gig economy senza tutele, comoda per i consumatori quanto priva di prospettive per chi lavora.
Secondo le indiscrezioni il piano di Di Maio sarebbe di assimilare i fattorini del food delivery in bicicletta allo status di lavoratori subordinati. Dando loro tutele, come l’assicurazione e minimi salariali assimilati ai contratti dei settori affini, malattia, ferie, diritto alla disconnessione dalla app che impartisce i carichi di lavoro. Un primo passo in questo senso è stato fatto a Bologna il 1 giugno 2018 con la firma della “Carta dei diritti” dei rider, a cui però hanno aderito soltanto Sgnam e Mymenu, piattaforme di minor peso rispetto ai “big”.
La risposta piccata di uno dei big del settore non si è fatta attendere. Per Gianluca Cocco, amministratore delegato di Foodora Italia, intervistato dal Corsera, le ipotesi messe in campo avranno come risultato, se approvate, quello di far fuggire le piattaforme di food delivery dall’Italia. Riconoscere l’attività dei rider come lavoro subordinato «ingessa la flessibilità» dice Cocco, secondo cui «gli operatori saranno costretti ad assumere tutti i collaboratori, chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso».
Segue botta e risposta con il ministro che ribadisce di voler prosciugare la palude del precariato e Cocco che mostra disponibilità a dialogare. Ma quanto vale la app economy delle consegne di cibo a domicilio? Numeri precisi non ce ne sono, ma secondo un report della holding Comunicatica citato dall’Agi il valore di questo settore in Italia si aggira attorno ai 2 miliardi di euro.